mercoledì 26 novembre 2008

Non ho tempo e serve tempo!

Per la rassegna teatrale "Non ho tempo e serve tempo", l'Onda anomala maceratese in collaborazione con gli organizzatori ha messo a disposizione biglietti auto-ridotti per studenti e precari. Un'iniziativa per promuovere l'accesso il più possibile libero e garantito alla cultura, in un momento in cui la crisi finanziaria ed economica generata da banche e governi viene scaricata sui cittadini, tagliando sulla formazione, sui servizi e sul diritto a vivere una vita dignitosa.
In occasione della tre giorni di manifestazioni, il Movimento No133 di Macerata ha scritto una sua riflessione sulla riappropriazione del tempo e sul movimento. Un'altra goccia nel mare, un altro piccolo ma importante contributo verso il 12/12.

Non ho tempo e serve tempo!

Il tempo dell’Onda è il tempo della libertà


"Oh gentiluomini, la vita è breve... Se viviamo, viviamo per camminare sulla testa dei re."

William Shakespeare


Non ho tempo e serve tempo. Il tempo di cui ci vogliamo riappropriare, quello della nostra vita e del nostro futuro, libero dalla disciplina e dal controllo, dalla fame di competizione, dai punti e dai crediti, dal dominio e dalla sopraffazione.

“Produci, consuma, crepa” dicevano i CCCP. 8 ore per lavorare, 8 per dormire, 8 per riposare, se tutto andava bene. Il tempo del povero Charlot dei Tempi moderni, un tempo contro cui altre generazioni hanno lottato, rompendo le catene della fabbrica con i propri corpi ed il desiderio di riappropriarsi del proprio destino e della propria libertà.


Viviamo oggi un altro tempo, altri meccanismi di cattura agiscono sulle nostre vite.

Precari, ci chiamano, perfino bamboccioni, fannulloni, mammoni. Mentre la vita viene messa completamente a lavoro, 24 ore su 24. Rubandoci lo spazio ed il tempo delle nostre vite, la nostra capacità di produrre sapere. Brevetti e copyright, stages e tirocini gratuiti, nuove schiavitù a cui scaricare il peso di una crisi che solo loro hanno creato, con i loro profitti sporchi, i loro imbrogli, la loro guerra all’intelligenza comune. Distruggendo l’Università, 133 coltellate alla libertà e all’autonomia della ricerca e della formazione! Debiti e crediti, proprio come in banca.

Un mutuo da pagare ed una vita il cui tempo per 40 anni è già stato scandito, delineato dal ricatto e dalla paura di non avere una casa, un lavoro, in poche parole un futuro.

Lo stesso futuro per cui ogni giorno muoiono centinaia di esseri umani in fuga dai paesi in guerra.

Il tempo della guerra è quello della morte. Dei 18 mesi rinchiusi in un CPT, in un vero e proprio lager senza aver commesso alcun tipo di reato. Ma oggi è anche il tempo della crisi che si apre di fronte a noi, in cui nulla è ancora deciso né dato per scontato.


Perché un’Onda si è sollevata forte in queste ultime settimane, e si è fatta marea.

Un’Onda che parla di un altro tempo: tempo dell’esodo da una vita scandita minuto per minuto dagli orologi del potere, dalle lezioni e dagli esami, dai crediti e dai debiti.

Un’Onda libera ed irrappresentabile, temuta dai governi e dai baroni, che ha saputo sconfiggere il pessimismo e la desolazione, riportandoci nel tempo della speranza e della trasformazione, stravolgendo le regole che ci davano per inermi, sconfitti dall’arroganza del dominio.

Un tempo che ha saputo aprire un nuovo spazio politico enorme, finalmente senza bandiere e rimpianti verso il passato, in cui l’Onda di giorno in giorno dilaga e costruisce le nuove istituzioni del comune che spazzano via i relitti della vecchia politica. Autoriforma è la nostra sfida per l’Università, a partire dal ritiro delle leggi 133 e 137, per aprire percorsi concreti di conflitto e di elaborazione di un altro modo possibile di produrre il sapere, fuori dalle logiche del mercato e dello Stato.

Per una ricerca ed una formazione libere dal lavoro nero degli stages e dei tirocini, libere dal ricatto degli esami e dal rapporto verticale tra docente e studente.


Proprio come il mare erode la terra, così noi ci vogliamo riprendere la ricchezza che produciamo e che ogni giorno ci viene estorta per costruire le loro grandi opere, le loro basi di guerra, le loro centrali nucleari e le loro discariche, per farci pagare la loro crisi. E quindi reclamiamo reddito, servizi gratuiti e garantiti, accesso libero alla cultura, ai teatri, al cinema, alla musica e ai beni comuni. Siamo fatti d’acqua, e non accetteremo mai che qualcuno la privatizzi in nome della propria sete di denaro e di potere. Che la crisi la paghino le banche e le imprese, i governi e i baroni!

Siamo in cammino verso un futuro che parla il linguaggio comune della molteplicità, delle differenze e della vera democrazia. Quella che dal basso resiste ad ogni privatizzazione e ad ogni provocazione, quella che lotta per un futuro tutto da scrivere che non è mai utopia ma costruzione comune del presente.


Non abbiamo tempo e ci serve tempo! Il tempo della trasformazione e del cambiamento, di un movimento autonomo, potente e libero che come una mareggiata li travolgerà.


Non pagheremo noi la loro crisi, che la paghino loro! Perché il nostro tempo - il tempo della libertà, dell’indipendenza e dell’autonomia - è qui e comincia adesso.


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