martedì 28 luglio 2009

L'ateneo maceratese e l'università dei tagli

Verrebbe da ridere, e dire: "l'avevamo detto", se non fosse che la posizione di fanalino di coda assegnata all'Università di Macerata dalla riforma Gelmini rende drammatica la situazione dell'ateneo maceratese.

Le prime avvisaglie dei devastanti effetti della riforma a Macerata si erano viste con la soppressione della specialistica di lettere classiche.

La classifica che tanto sta facendo parlare di sé ne è la riprova.

Come da copione, promosse le università dell'Aquis, tagliati i fondi al Sud e agli atenei con facoltà umanistiche come Macerata.

Un anno fa iniziammo a denunciare tutto ciò, in piazza e nelle aule occupate dell'università, in centinaia. L'Onda è stata ed è l'unica opposizione reale alla distruzione della ricerca e della formazione in Italia, ma le istituzioni accademiche continuano a non accorgersene. Quelli che qualche mese fa erano silenzi imbarazzanti da parte del Rettore Sani, dell'amministrazione universitaria e di tutti quelli che cercavano in tutti i modi (senza riuscirci) di bloccare la forza dell'Onda, oggi si svelano silenzi colpevoli, ma che ci consegnano una riflessione importante.

La totale incapacità delle istituzioni universitarie (e non solo) di affrontare la crisi che stiamo vivendo e di mettere in campo misure efficaci si accompagna invece alla vitalità e alla capacità dei movimenti di immaginare e costruire altri percorsi.Quello dello smantellamento dell'Università pubblica è solo uno dei gravissimi provvedimenti che questo governo sta adottando oggi in Italia senza che nessuno provi ad opporsi o dire nulla al riguardo, se non appunto i movimenti sociali che anche durante il G8 da Vicenza ad Ancona hanno dimostrato che resistere alla barbarie è possibile e necessario.Misure come queste della riforma Gelmini o il pacchetto sicurezza approvato in questi giorni dovrebbero farci interrogare sullo stato della nostra democrazia, se così ancora si può chiamare, e metterci in allarme rispetto ad una restrizione senza precedenti dei diritti e delle libertà personali.

Ne stiamo già facendo le spese tutti, non solo i migranti che oramai vengono lasciati morire per legge: i tagli colpiranno in primo luogo studenti e precari, e non riusciamo ancora oggi a capacitarci dell'enorme danno che queste misure porteranno alla nostra città e a chi la vive.

Di sicuro l'Onda e i movimenti che nel nostro territorio sono così vivi e dinamici non resteranno a guardare, consapevoli che solo lottando contro chi specula sulle nostre vite e costruendo percorsi di cooperazione dal basso si può uscire dalla crisi.

Una crisi che ha delle precise responsabilità, anche nella nostra città e nel nostro Ateneo: se si pensa di scaricare le conseguenze dei tagli su studenti e lavoratori aumentando tasse, togliendo servizi e licenziando i precari, tutto ciò non avverrà senza una risposta decisa da parte dei movimenti.

Non ci stancheremo mai di ripetere che noi la vostra crisi non la paghiamo.

Onda Anomala Macerata


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